Wilhelm Voigt, il capitano di Köpenick

Chi è il capitano Wilhelm Voigt, il truffatore che mise nel sacco l’esercito prussiano e fece spanciare dalle risate addirittura il kaiser?

Truffatori e ladri di polli

Quando pensiamo ai truffatori di successo, ce li immaginiamo ricchi, affascinanti e machiavellici. E, per quanto queste caratteristiche possano dare una mano, non sono le più importanti. Il fascino aiuta, ma lo spirito d’osservazione, l’immaginazione e la capacità di improvvisare sembrano delle caratteristiche molto più rilevanti quando vediamo come i grandi truffatori del passato si sono tratti d’impaccio o hanno compiuto colpi clamorosi.

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Un colpo clamoroso

E la storia di Wilhelm Voigt conferma che, nel giusto ambiente, non serve sembrare dei playboy ricconi per ingannare i polli. A volte basta una divisa e un atteggiamento da stronzo per mettere nel sacco un’intera città.

Il grosso delle notizie viene dal libro Lovable Crooks and Loathsome Jews di T. S. Kord. Di Voigt, in realtà, parlano diversi autori, ma spesso in modo impreciso e parecchio abbellito (complici anche molte fonti primarie, come i giornali dei tempi, che hanno pompato la vicenda). Il libro di Kord, invece, è molto preciso e ricco di note di note puntuali, nonostante non sia dedicato principalmente a Voigt e alla truffa di Köpenick.

La storia di Voigt, nonostante sia famosissima in Germania, è pressoché sconosciuta in Italia. Il che è strano visto che Voigt sembra uscito da una commedia all’italiana di Monicelli. Ma andiamo con ordine.

Wilhelm Voigt prima di Köpenick

Wilhelm Voigt nasce nel 1849 a Tilsit, a quei tempi parte della Prussia. La sua famiglia è molto povera e suo padre è un ubriacone violento. Voigt inizia sin da giovanissimo ad avere problemi con la legge. A soli tredici anni viene arrestato per ben due volte. La prima per accattonaggio e la seconda per furto di un vestito.

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Wilhelm Voigt (a 60 anni, non a 13)

Voigt, in seguito, racconterà che questi arresti sarebbero stati degli incidenti. La confessione di accattonaggio gli sarebbe stata estorta a suon di manganellate. Riguardo al furto di vestiti, invece, Voigt racconta di essere fuggito di casa nudo, dato che il padre, ubriaco, voleva menarlo. Una volta fuori, avrebbe preso dei pantaloni appesi ad asciugare dalla finestra dei vicini, prima di riprendere la fuga. La polizia lo arresta comunque e Voigt viene espulso da scuola.

Non solo. A causa del furto la sua fedina pensale è sporca, e non potrà coronare il suo sogno di entrare nell’esercito da grande.

Venticinque anni nel recinto

A questo punto Voigt inizia a fare lavoretti saltuari assieme al padre. Ma principalmente ruba e organizza crimini da ladro di polli. E non sembra molto bravo. Nel 1863, appena quattordicenne, viene incarcerato per furto. Lo arrestano di nuovo, sempre per furto, due anni dopo.

Ma nel 1867 succede la prima tragedia che segna la vita di Voigt. Viene arrestato per falsificazione di documenti. Il giudice lo considera un criminale abituale e irrecuperabile, quindi lo condanno a dodici anni di carcere duro. Una condanna decisamente pesante, anche per l’epoca.

Voigt entra in prigione a 18 anni ed esce quando ne ha 29.

Ha perso i diritti civili e non ha passaporto né documenti. Nella Prussia militarista di metà ‘800 questo significa non avere modo di trovare un lavoro regolare, né di poter emigrare. Ma Voigt, nella sua infruttuosa carriera criminale, ha imparato un paio di trucchi. Cambia identità e viaggia tra le città tedesche, compiendo lavoretti e furti. Viene arrestato altre due volte, ma grazie alle sue identità false, i giudici non lo ricollegano ai crimini già commessi e gli danno pene minori.

In carcere conosce Kallenberg, un rapinatore alla ricerca di complici. Quando escono organizzano un colpo, ma non sono molto bravi e vengono arrestati. Nel 1891 Voigt viene condannato a 15 anni di carcere duro. Di nuovo, una pena molto alta, anche per gli standard dei tempi, secondo Kord.

Uno dei motivi per una condanna simile, sarebbe stato il rifiuto di Voigt a dire dove fosse la refurtiva. Voigt, in futuro, affermerà che la polizia avrebbe fregato la refurtiva durante l’arresto e quindi non poteva restituirla.

L’ultima goccia

Nel febbraio 1906 Wilhelm Voigt esce di prigione. Ha 57 anni, è vecchio, denutrito e debole e non c’è nessuna refurtiva della vecchia rapina ad attenderlo. Decide di avere le palle piene coi furti e col crimine in generale e decide di trovarsi un lavoro onesto.

Il problema è che senza passaporto non è possibile. Non può stabilirsi in nessuna città, ma non può dormire per strada, non può emigrar,e ma non può lavorare da nessuna parte in Germania. Voigt sa bene che in Prussia falsificare un passaporto non è un crimine da poco. Quindi decide di cercare lavoro nonostante la mancanza di documenti. Viene respinto e cacciato da ogni città in cui tenta la fortuna, per un totale di trenta volte. Alla fine trova lavoro a Wismar, una cittadina costale dove vive la sorella, che gli dà una mano. Lavora come aiutante per Hillbrecht, un calzolaio del luogo.

Wismar
La prima immagine che ho trovato su google scrivendo Wismar

Stando alla sua testimonianza, Voigt sarebbe stato un ex criminale redento, che lavorava duro e voleva solo vivere tranquillo. Vero o falso che sia, le buone intenzioni non bastano, e il Comune di Wismar, notificato della presenza del criminale senza documenti, ordina la sua deportazione fuori dalla città.

Voigt, racconta Hillbrecht, quando legge la lettera di deportazione scoppia a piangere come un bambino. È stato nuovamente sconfitto e ha perso tutto.

Wilhelm Voigt e la truffa di Köpenick

A questo punto Voigt si trasferisce a Berlino. È stato deportato molte volte dalla città, come persona non gradita, ma Berlino è grande, e Voigt sa come entrare senza attirare le attenzioni della polizia. In città inizia ad elaborare il suo piano per riscattarsi.

Gira per negozi di vestiti usati e acquista, un pezzetto per volta, una divisa da capitano dell’esercito prussiano. La Prussia di inizio ‘800 è uno stato ipermilitarista in cui i soldati godono di grande potere e prestigio e Berlino è piena di militari che marciano, fanno esercitazioni e ogni tanto molestano i civili. Voigt può studiare con facilità il loro comportamento, il loro modo di muoversi e di parlare.

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Caricatura di Voigt in divisa

Secondo alcune fonti, un paio di giorni prima del colpo, prova la sua divisa a un festival della birra, dove si aggira agghindato come un capitano prussiano. I soldati che lo incontrano per strada gli fanno il saluto. Tutto funziona come previsto.

Il capitano Voigt

La mattina del 16 ottobre 1906, Voigt va a Köpenick, una cittadina di pescatori vicina a Berlino, e controlla la futura scena del crimine. Torna a Berlino, fa colazione, e indossa la sua divisa da capitano

Non gli serve aspettare molto per trovare una pattuglia di soldati che marcia per strada.

Gli ordina di seguirlo per un’importante missione segreta. I soldati obbediscono. Il sergente che li accompagnava chiede spiegazioni, e Voigt gli ordina di tornare in caserma. Durante il viaggio per la stazione, si ferma al poligono di tiro dove si prende altri uomini.

Voigt offre la colazione al gruppo di soldati, e poi salgono in treno verso Köpenick.

Arrivati alla città, il capitano Voigt spiega il suo piano. Un gruppo dovrà bloccare la stazione e il telegrafo per impedire ogni comunicazione con Berlino per le prossime ore. Gli altri soldati lo seguiranno al municipio di Köpenick. Quando i soldati tentennano o provano a fare domande, Voigt ripete l’ordine a voce alta e con tono minaccioso, come ha visto fare agli ufficiali in giro per Berlino e gli uomini obbediscono subito.

L’arresto del sindaco

I soldati eseguono il piano di Voigt e occupano stazione e telegrafo. Gli abitanti di Köpenick iniziano ad accorgersi che c’è qualcosa che non va e alcuni reagiscono col panico. Voigt si dirige al municipio e ordina ai soldati di bloccare gli ingressi dell’edificio.

Dentro trova l’ispettore Jackel, capo della polizia di Köpenick, intento a farsi un pisolino. Lo sveglia malamente e gli ordina di radunare i poliziotti per mantenere l’ordine in città. I soldati, però proibiscono al’ispettore di uscire. Alla fine Jackel implora Voigt di dargli il permesso di uscire dal municipio “per farsi un bagno” e Voigt accetta e raggiunge gli uffici amministrativi.

Qui ordina l’arresto del tesoriere e del sindaco della città per corruzione e appropriazione di fondi pubblici.

Il sindaco prova a protestare e chiede un mandato. Voigt lo intima stare zitto se non vuole essere sbattuto in carcere all’istante. Sequestra i fondi della città dalla tesoreria, 4002 marchi, e firma addirittura una ricevuta. La firma, illeggibile, stando a Voigt direbbe “il falso capitano Wilhelm Voigt” in modo da non costituire un documento falso. Molti autori, invece, affermano che avrebbe firmato col nome del direttore del carcere dove aveva passato 15 anni.

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Resoconto satirico a fumetti della truffa di Voigt

Durante l’arresto, perquisisce anche le scrivanie del sindaco e dei vari impiegati alla disperata ricerca di un passaporto o qualche documento da modificare. Ma non è fortunato.

I soldati iniziano a spazientirsi e Voigt rinuncia al proposito e ordina agli uomini di recuperare il sindaco (a cui nel frattempo ha dato permesso di andare a casa per salutare la moglie) e riportarlo a Berlino per l’arresto.

Durante il viaggio di ritorno, però, scende di nascosto dal treno a una stazione dove ha lasciato una valigia coi suoi vestiti abituali. Si cambia nel bagno, esce senza che nessuno lo noti, e sparisce.

Caccia a Wilhelm Voigt

Quando il sindaco e il tesoriere di Köpenick arrivano a Berlino, la polizia è sbigottita. Non esiste nessun mandato di arresto né accusa di corruzione. Ben presto soldati e poliziotti si rendono conto che c’è una sola possibile soluzione: il capitano era un falso capitano.

I giornali sbandierano l’evento e inizia la caccia all’uomo. In molti resoconti posteriori si sottolinea come anche il Kaiser Guglielmo avesse trovato il fatto divertentissimo e provasse simpatia per l’audace truffatore.

Ma, per quanto è vero che il kaiser e molti notabili risero parecchio alla notizia, è vero che la mole di poliziotti messi a setacciare la città per trovare l’autore di un furto di 4000 marchi (circa trentamila euro, oggi) fa pensare che la autorità non avessero preso questo truffa con molto humour. Ogni poliziotto di Berlino viene messo a lavorare sul caso, e compare una taglia di 2500 marchi per la cattura del criminale.

Alcuni giornali speculano sull’identità del colpevole: un truffatore così credibile da ingannare dei soldati prussiani, deve essere senz’altro un ex ufficiale, o un uomo con una carriera militare. Voigt racconterà che queste notizie lo divertivano in modo incredibile.

Dopo dieci giorni di indagini viene finalmente arrestato. Alcuni autori riportano erroneamente che si sia consegnato perché voleva prendersi il merito della beffa.

Ma, dato che Voigt non era un completo idiota, le cose sono andate un po’ diversamente. Chiacchierando con Kallenberg, il suo vecchio amico rapinatore, fa una battuta sul fatto che con un gruppo di soldati ai propri ordini è possibile fare di tutto. Kallenberg fa 2+2 e decide che una ricompensa da oltre 2000 marchi sarebbe proprio una cosa bella.

E così il 25 ottobre 1906 Wilhelm Voigt viene arrestato.

I meme del 1906

La notizia che il truffatore di Köpenick, che ha messo nel sacco soldati, sindaci e poliziotti, non è un ufficiale ma un vecchio calzolaio emaciato provoca un grande clamore. Vignette, barzellette e articoli satirici compaiono sui giornali tedeschi e inglesi. Abbondano le battute sui soldati prussiani che strillano “agli ordini!” a qualunque oggetto o animale a cui sia stata infilata una divisa da ufficiale.

Voigt, nei suoi abiti civili, non viene neanche riconosciuto dai soldati truffati e la polizia è costretta a fornirgli una divisa da capitano per scattare delle foto segnaletiche riconoscibili.

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“Capitano-rapinatore in pensione, residente alla cella 15”. Cartolina satirica ricavata dalle foto segnaletiche di Voigt

Le foto di Voigt in abiti diversi vengono pubblicate e diventano la base per un sacco di meme cartacei. Molti vengono inviati, assieme a prese per il curo variegate, al municipio di Köpenick, all’attenzione del sindaco o del tesoriere.

Finte circolari dal ministero della difesa vengono diffuse per strada, con istruzioni su come distinguere un’uniforme da ufficiale dagli stracci di un calzolaio. Tutte cose molto divertenti, insomma.

Gustav Kohler, un game designer, crea e mette in commercio, in soli tre giorni, il gioco da tavolo ufficiale del “Capitano di Kopenick” con tanto di miniature, carte e tabellone. Avverte che, però, è un gioco che di solito finisce in violenza, dato che nessun bambino vuole giocare il sindaco credulone e tutti vogliono fare Voigt, con conseguenti litigi e schiaffi.

Sketch comici e canzonette satiriche sull’accaduto compaiono su youtube nei cabaret e nei teatri. Insomma il caso sembra divertire tantissimo i tedeschi. Ed è solo l’inizio.

Il processo di Wilhelm Voigt

Durante il processo Voigt decide di dare il meglio di sé. Fa battute e imitazioni, scatenando l’ilarità degli spettatori. Alla domanda se avesse mai servito nell’esercito, risponde “Sì, 25 anni dentro al recinto”.

Spiega anche la sua versione dei fatti, l’impossibilità di trovare lavoro e il bisogno di documenti. Afferma che l’obiettivo della truffa era solo trovare un passaporto valido, e che i 4002 marchi sarebbero solo stati un piacevole imprevisto.

In ogni caso le sue tribolazioni per vivere onestamente fanno presa sulla folla. I giornali continuano a scrivere su di lui, ma non più in toni comici. Molti giornalisti lo dipingono come un uomo esasperato, messo alle strette da leggi ingiuste, fino a non avere nessun alternativa se non delinquere. E Voigt nota questo cambio nell’opinione pubblica.

Quando vengono convocati a testimoniare i soldati che aveva fregato, i militari fanno un ingresso in grande stile, con divise da parata e una lunga marcia con le armi strette in mano. Ma vedere dei polli del genere atteggiarsi in questo modo non ha l’effetto sperato, e il pubblico scoppia a ridere a tal punto che il giudice deve strillare per far tornare l’ordine in aula.

Nello specifico, i giornali riportano l’indignazione dei cittadini su due argomenti: la cieca obbedienza dei soldati agli ordini più assurdi dei superiori (definita dai giornalisti kadavergehorsam, obbedienza da cadavere) e il fatto che, privando i cittadini del passaporto, li si condanni in effetti a una vita crimine. Il dibattito sull’argomento crescerà negli anni a venire, ma si risolverà in un nulla di fatto.

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“Disciplina prussiana”

Wilhelm Voigt, la rockstar

Alla fine il giudice emette la sentenza. La storia sul fatto che cercasse un passaporto e abbia preso i soldi per caso non viene creduta. Ma tutto il polverone sollevato dalla vicenda non può essere ignorato. Quindi il giudice si mostra comprensivo e lo condanna a quattro anni di carcere (non duro!). Una pena un po’ meno sadica delle condanne precedenti.

Ma le fortune di Voigt sono appena iniziate. Dopo due anni ottiene la grazia dal kaiser in persona ed esce di galera. Sarà lo stesso direttore del carcere a richiamare la stampa e farsi immortalare mentre consegna un passaporto nuovo di zecca al suo ex detenuto più famoso e amato.

Fuori dal carcere Voigt scopre che la sua fama è ancora alle stelle. Un sacco di gente vuole che racconti le sue storie e firmi cartoline e fotografie. La polizia però interrompe gli eventi ritenendoli discorsi pubblici sediziosi. La soluzione è semplice. Voigt scrive una piece teatrale sugli avvenimenti ed interpreta sé stesso, cambiando costumi e firmando autografi. Il che inizia a portargli anche un po’ di denaro.

Ma questa volta la stampa ha perso la simpatia che provava per il truffatore. Sempre più giornalisti si scandalizzano del fatto che un criminale venga celebrato come un eroe. In alcuni articoli intimano Voigt a tornare a fare il calzolaio invece di fingersi un eroe o una star.

Chiaramente non lo convincono.

La fine di Wilhem Voigt

Nel 1910 si trasferisce in Lussemburgo. Lavora come calzolaio e cameriere e ha una piccola rendita mensile che gli ha accordato una sua ricca e anziana fan. Scrive le sue memorie che vendono discretamente, ma la crisi economica lo manda in rovina e muore povero nel 1922. Ma la sua eredità vive ancora in opere d’arte, film e spettacoli teatrali di cui potete leggere i titoli su wikipedia.

wilhelm voigt statua
Gli hanno fatto pure una statua…

Il comune di Köpenick, dopo aver cacciato in modo umiliante il suo povero sindaco (l’unico che ai tempi della truffa ha difeso le sue azioni è stato lo stesso Voigt, affermando che qualunque funzionario, messo di fronte ai suoi uomini, avrebbe obbedito senza battere ciglio), lo implorerà di tornare nella sua posizione per aggiustare i conti della piccola città.

I tedeschi, invece, continueranno a mostrare per anni una fiducia illimitata agli ordini folli di qualunque balordo con una divisa da ufficiale.

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