Truffatori e risorse: Virender Mohan Brar e le gang del riso indiano

Virender Mohan Brar è un inventore indiano con un’idea che lo renderà ricco: truffare gli idioti. Scopriamo cosa ha fatto e come può renderci scrittori migliori.

Truffe, scrittura e riso

Oggi avremo un articolo più breve del solito: su questo specifico crimine ci sono veramente poche fonti (cioè, molte, ma sono tutte un copia-incolla dello stesso comunicato stampa, quindi, è come se fossero una sola…). Ma ho deciso di parlare lo stesso di questa truffa perché:

  • contiene un ottimo consiglio su come evitare di essere truffati, e
  • può darci delle lezioni importanti di worldbuilding e scrittura.

Virender Mohan Brar non può aver letto i miei articoli di worldbuilding prima di ideare questa truffa. Ma sono sicuro che concorderebbe con molte cose, visti i crimini che ha portato a termine. E non solo lui, a essere precisi, ma andiamo con ordine.

Virender Mohan Brar e figlio

L’8 maggio 2018, in una conferenza stampa della polizia di New Dehli, gli agenti portano in parata due tizi ammanettati che indossano delle tute d’astronauta in carta stagnola. Sistemano sul tavolo delle prove una valigia piena di adesivi, computer e libretti degli assegni, e una piastra metallica. I giornalisti sono entusiasti e chiedono dettagli alla polizia.

I due tizi in costume sono Virender Mohan Brar e suo figlio Nitin. Si trovano in questa situazione a causa di un sacco di decisioni stupide. Alcune delle quali compiute da loro.

Metallo magico e scienza

Virender e Nitin sono due truffatori di professione. Non ho trovato dettagli sulla loro vita e sui loro trascorsi criminali, ma stando alle fonti, a partire da una manciata di anni prima del 2018, commettono diverse truffe.

Vanno in giro vestiti come uomini d’affari, su auto di lusso, scortati da guardie del corpo in completo elegante. Sono ingegneri, inventori e imprenditori dediti all’innovazione, ma anche esperti di magia e religione, capaci di accorgersi dei fenomeni sovrannaturali spesso snobbati da altri tecnici.

A volte trovano serpenti rari, dalle proprietà medicinali clamorose (e false). Ma un giorno vengono in possesso di questo materiale dalle proprietà particolari. Un pezzo di rame colpito da un fulmine sulle montagne del nord dell’India. Un fulmine strano che dà al pezzo di metallo dei poteri straordinari, come nelle storie con le origini dei supereroi dei bei vecchi tempi andati.

Il pezzo di metallo ha la capacità di attirare i fulmini e, se regolato in modo giusto, anche la materia in determinati stati. E i due inventori non perdono tempo a studiare come sfruttare in modo industriale le capacità magiche dell’oggetto.

Si accorgono che regolato in modo giusto, può esercitare una forza d’attrazione sul riso. No, non che li rende simpatici e divertenti, intendo proprio sul riso, i semi. Perché questa scoperta è importante?

Raccogliere il riso è una rottura di palle

Raccogliere il riso, mille anni fa, era un’operazione penosa. Bisognava in qualche modo prosciugare l’acquitrino dove crescevano le piante e poi andare a piedi, in mezzo a un gaziliardo di zanzare, a staccare il riso con un falcetto (piegati in avanti a U rovesciata), una pianta per volta.

Le piante poi vanno lasciate asciugare, per poi essere sbattute per far uscire i chicchi di riso (di solito con dei grossi nunchaku in stile tartarughe ninja). Chicchi che poi vanno poi asciugati di nuovo, per non farli rovinare.

Il problema è che in molte parti del mondo, ad esempio in India, il riso viene ancora raccolto così in molti casi, visto che le macchine agricole costano tanto e operarle in una palude melmosa non è semplicissimo.

raccolto del riso
Sembra un bel lavoro, soprattutto da fare a piedi nudi

Se esistesse una specie di calamita per il riso, che non si limita staccare le piante, ma riesce ad estrarre direttamente i semi, sarebbe una cosa fighissima. Invece di assumere truppe di lavoratori stagionali basterebbe una sola persona per fare un raccolto. E tutti i soldi risparmiati sarebbero un guadagno per il povero latifondista imprenditore agricolo.

Virender Mohan Brar e la Nasa

Ma un oggetto del genere è un qualcosa di troppo grande per limitarsi a usarlo con il riso. E infatti la Nasa si dice interessata all’oggetto. Virender Mohan Brar sta siglare un accordo con l’agenzia spaziale americana, quando si imbatte in un ricco imprenditore indiano.

Gli racconta la sua storia, ma l’imprenditore è scettico. Virender e Nitin, allora, lo invitano nel loro ufficio e gli mostrano l’artefatto. Posano il pezzo di metallo su una scrivania dove hanno buttato una manciata di riso. I chicchi tremolano e si avvicinano verso l’oggetto magico.

L’imprenditore è incredulo: questo è l’affare della vita. Dice a Virender che è interessato e magari può firmare un accordo con lui invece che con gli americani. Dato che tutta questa storia è una montagna di cazzate, Virender accetta, ma a una condizione: questo è un materiale nuovo e sconosciuto, forse potenzialmente pericoloso. Occorre testarlo con attenzione prima di usarlo su cibo da servire ad altri esseri umani. È una questione morale (oltre ad evitare di uccidere per sbaglio la vittima, dato che i chicchi di riso sono pieni di limatura di ferro e il metallo è stato pitturato con vernice magnetica).

Ma ovviamente fare test del genere costa, e se l’imprenditore vuole avere il metallo magico, dovrà finanziare gli esperimenti.

L’ultimo colpo di Virender Mohan Brar

A quel punto, incassati i soldi, padre e figlio dicono che si faranno risentire appena conclusi i test e cambiano città, alla ricerca di un nuovo pollo.

Ripetono questo scherzo per almeno trenta volte, stando alla polizia e operano perlopiù nel nord del paese, prima di arrivare a New Delhi. Qui, Nitin e Virender Mohan Brar decidono che la loro prossima vittima sarà Narender Saini, un ricco imprenditore del posto.

Ripetono la loro sceneggiatura, ma con una variante. Dicono a Narender che questo metallo magico potrebbe essere venduto alla Nasa in cambio di miliardi di dollari. Ma per essere sicuri che l’affare vada in porto, hanno bisogno di test preliminari. Test che vanno finanziati da qualcuno che, in seguito, sarà riccamente ricompensato.

Narender accetta e paga oltre duecentomila euro per tute antiradiazione (le tute di carta stagnola), adesivi assorbi radiazioni e altre cazzate fantascientifiche. Gli forniscono diversi oggetti in metallo magico (tutta paccottiglia verniciata con magnete liquido).

adesivo
Gli adesivi anti-radiazione sono molto venduti in Asia. Si applicano sul telefono, o altre fonti di radiazioni e… niente, non fanno assolutamente niente

Narender paga, il tempo passa e i risultati non arrivano. Narender chiede ai due inventori di fargli vedere come hanno speso i soldi. Mostrano le tute di carta stagnola e Narender diventa subito sospettoso. I due truffatori, allora, assumono degli attori dilettanti per spacciarli come ufficiali del ministero della difesa, che attestano l’autenticità delle tute e degli adesivi.

La faccenda diventa ancora più sospetta. Narender chiama la polizia e l’inganno crolla.

La fine dei giochi

Virender e Nitin vengono arrestati e messi alla berlina durante la conferenza stampa e… boh, immagino siano stati processati e condannati? Non ne ho idea: non ho trovato notizie in proposito. Di certo hanno gli agenti di polizia hanno sequestrato i soldi, le finte invenzioni, l’auto e i documenti falsi del duo di truffatori, ma non so altro.

Virender Mohan Brar arrestato
Virender Mohan Brar arrestato assieme al figlio

Non so nemmeno se il povero Narender abbia rivisto indietro i suoi soldi e, se sì, quanti. Se non altro ha risposto in modo più adeguato alla situazione rispetto alle trenta vittime prima di lui. Non si è fatto problemi a chiedere prove al truffatore e, quando le prove ricevute si sono rivelate sospette, non si è fatto problemi a coinvolgere gli altri, anche a rischio di far scoprire la sua operazione segreta e potenzialmente molto redditizia. Ma sull’attitudine al rischio e sul profilo psicologico delle vittime delle truffe avremo un post specifico in futuro.

Le storia finisce qui.

O meglio, non proprio.

Perché la truffa dei rice-puller (i macchinari che estraggono magicamente il riso dalle piante) continuano ancora oggi. E, a ben vedere, sono iniziate molto prima che Virender Mohan Brar e figlio si cimentassero nell’impresa del post. Il loro tentativo è semplicemente diventato più famoso a causa delle ridicole tute antiradiazione.

rice puller
Un rice puller dipinto con vernice magnetica

E non c’è da stupirsi. Abbiamo già visto che razza di lavoro spaccaschiena può essere raccogliere il riso. Uno strumento del genere sarebbe la svolta per un sacco di persone.

I truffatori sono più creativi di molti scrittori

Cosa c’entra tutto questo col worldbuilding? Rileggete l’ultimo post sulla dittatura delle risorse e considerate questa truffa. La magia, nel mondo reale, anche quando non esiste, viene sezionata e sfruttata per cambiare i flussi e le quantità di risorse. In certi casi anche in visione di sfruttamento industriale. E, sottolineo, questo vale anche nel caso che la magia si riveli essere una stronzata.

Che nel nostro mondo equivale a ogni singolo caso. Ma nel tuo mondo inventato non necessariamente.

Lavora con la stessa mentalità di Virender e Nitin quando crei il mondo fantasy per le tue storie. Se abbiamo un oggetto magico come cambia la vita di tutti i giorni? A chi interesserebbe? Che cambiamenti porterebbe nella società? Quanto sarà disposto a pagarlo un idiota quali nuovi rischi potrebbe comportare?

Rispondere a queste domande, come è evidente dalla storia, non è una semplice affettazione per fare gli splendidi davanti ai vostri amici scrittori meno capaci. È qualcosa che rende la vostra storia talmente credibile da convincere trenta sconosciuti a scucire, ognuno, centinaia di migliaia di euro.

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