La placca di Francis Drake

La placca di Francis Drake è un manufatto a cui gli storici hanno dato la caccia per mezzo millennio, e l’oggetto di uno degli scherzi più idioti e geniali della storia.

Truffe archeologiche

Imparare la storia e ricordarsi tutti i nomi e le date importanti può essere dura e richiede un sacco di tempo. Ma perché buttare via anni e anni di studio, quando uno può semplicemente inventarsi la storia e scolpire una tavoletta con dei geroglifici che gli diano ragione? Questa soluzione è piaciuta a un sacco di storici nel corso del tempo, che hanno dato luogo ad alcune delle più esilaranti e incredibili truffe archeologiche.

Scherzi a parte, in questo blog abbiamo visto truffatori di ogni tipo, dagli scrittori agli aspiranti stregoni, cimentarsi in truffe internazionali, tipo inventarsi una nazione e venderla agli scozzesi. La storia è un campo che non fa eccezione. Anzi, probabilmente è il territorio preferito da molti bugiardi di professione, perlopiù per ragioni propagandistiche e ideologiche. In pratica storie stupide, noiose e prevedibili.

Ma la truffa che vediamo oggi, per fortuna, è stata perpetrata per un motivo più nobile della propaganda o del guadagno. La truffa di oggi – SPOILER! – è un grosso scherzo sfuggito di mano, condito da un’abbondante dose di stupidità, vigliaccheria e club per gentiluomini ubriaconi. Questa è la storia della placca di bronzo di Francis Drake.

Prima di cominciare, una nota: i dettagli più divertenti di questo post provengono dall’articolo Who Made Drake’s Plate of Brass? Hint: It Wasn’t Francis Drake scritto nel 2002 da Von der Porten, Aker, Allen e Spitze, quattro professori di storia all’Università della California.

Sir Francis Drake e la sua placca di bronzo

Francis Drake, in breve, è il corsaro inglese dal nome fighissimo che, alla fine del ‘500, fa incazzare parecchio gli spagnoli con arrembaggi e scorribande assortite nelle loro colonie nel nuovo mondo. Nasce attorno al 1540, non si conoscono molti dettagli sulla sua infanzia, e inizia a lavorare sulle navi sin da ragazzino. Compirà diverse imprese, come la circumnavigazione del mondo, o il tentativo fallito di trovare il “passaggio nord-ovest” per superare l’America dal nord.

Francis Drake Ritratto
Questo ritratto di Francis Drake è stato fatto dopo la sua morte da un artista che non lo aveva mai visto, e sembra che il corsaro stia nascondendo un furetto sotto la giacca.

Tra le sue imprese ci sarebbe anche la prima colonizzazione inglese del nuovo mondo. Drake, dopo aver saccheggiato un po’ di galeoni Spagnoli nella costa occidentale del Sud America, risale a nord alla ricerca di un posto tranquillo per riparare la sua nave. Secondo le ricostruzioni degli storici sbarca in una costa vicino a dove sarebbe sorta San Francisco. Qui costruisce un forte e un cantiere navale e, finite le riparazioni, fa erigere un monumento. Sul monumento, secondo il resoconto di uno dei suoi ufficiali, fa piazzare una placca di bronzo, a memoria della sua impresa e per reclamare quella terra come suolo inglese. A quel punto leva le tende e riprende le sue avventure. La placca di bronzo di Francis Drake va perduta e per oltre quattrocento anni nessuno riesce a trovarla.

Il professor Bolton e la placca di Francis Drake

È il 1930, e il professor Herbert Bolton è uno storico di fama internazionale con una cattedra all’università di San Francisco. Bolton è uno degli intellettuali più rispettati degli Stati Uniti e curatore, tra l’altro, della Bancroft Library, una delle biblioteche più grandi e fornite del mondo.

Herbert Bolton
Il professor Bolton

Ormai Bolton ha 60 anni, ha pubblicato decine di libri sulla colonizzazione degli Stati Uniti, ma per tutta la sua carriera ha sempre desiderato riuscire a trovare un manufatto: la placca di Francis Drake.

Organizza con i suoi studenti spedizioni nelle coste vicino San Francisco alla ricerca della placca. Durante queste passeggiate vengono ritrovati diversi reperti, ma della placca non c’è traccia.

Bolton, oltre ai suoi ruoli istituzionali, è membro di vari comitati e associazioni di storici. Una di queste è l’antico e onorevole ordine di E Clampus Vitus, conosciuto come ECV.

“E Clampus Vitus”, che in latino non significa niente

L’ECV è un’associazione molto particolare. Nasce a metà ‘800, con l’intento di preservare siti storici di interesse nel west, ma ha anche uno spirito molto cazzone. Per usare le parole della stessa associazione, si propongono l’obiettivo di “applicare placche storiche in luoghi d’interesse; aiutare le vedove e gli orfani, ma soprattutto le vedove; e divertirsi un mondo mentre fanno queste cose.”

Clampers fuma
Un Clamper dell’ECV

In pratica è un misto tra un congresso di storici e una confraternita di studenti all’americana. L’associazione, oltre all’attività di divulgazione di raccolta fondi per vedove e orfani (lo facevano davvero), prevede riti che parodizzano la massoneria e i club più seri, come iniziazioni a base di sbornie, costringere i membri a travestirsi da minatori del far west, conferire onorificenze pubbliche a barboni pazzi come Joshua Norton (il primo imperatore degli Stati Uniti, un tipo su cui prima o poi dovrò scrivere un post) e altri scherzi più o meno idioti.

A fino ‘800 l’associazione perde prestigio e iscritti fino a scomparire. Ma all’inizio del ‘900, viene riaperta e questa volta con l’intento di fare sul serio.

L’associazione esiste tutt’oggi e, assieme alla divulgazione storica, continua con i suoi riti e scherzi ai danni degli iscritti. Uno dei personaggi che hanno immortalato con le loro placche è il poeta rapinatore del far west (nonché primo cosplayer della storia) Charles Bowles, in arte Black Bart, di cui parlo in questo post.

La falsa placca di Francis Drake

Bolton parlava in continuazione di quanto volesse trovare la placca di Francis Drake, e i suoi amici dell’ECV erano un gruppo di cazzoni in vena di scherzi. Il risultato è ovvio. Nel 1933, entra in scena George Ezra Dane, scrittore e avvocato appassionato di storia. Ezra Dane chiama alcuni dei suoi amici più svegli dell’ECV, George Clark, Lorenz Noll e George Barron, tutti storici o restauratori, e comunica la sua idea geniale. Scolpiranno una placca di Francis Drake falsa, la piazzeranno in uno dei boschi dove Bolton va a fare le sue ricerche e, quando gli annuncerà di aver scoperto il manufatto, gli riveleranno la verità e lo prenderanno per il culo. Un vero spasso, insomma. I suoi compari concordano subito sulla genialità dell’idea e si mettono all’opera.

George Ezra Dane, autore della placca di Francis Drake
George Ezra Dane, autore della placca di Francis Drake

George Clark, esperto di arte antica, aiutato dai suoi “complici”, scolpisce la placca con delle scritte grezze che corrispondono a quanto riportato dai libri di storia. La firma “Francis Drake”, ma aggiunge il proprio monogramma “C. G.: la placca deve essere uno scherzo, e c’è bisogno di una prova per dimostrarlo a Bolton. Ezra Dane, aiutato da un complice esperto di restaurazione, fa lavorare la lastra per farla sembrare antica e, giusto per essere sicuri, ci aggiunge un marchio a vernice trasparente dell’ECV, che può essere visto solo con lampade ultraviolette.

La falsa placca di Francis Drake è perfetta e i buontemponi la piazzano nei boschi di Marin, uno dei posti preferiti da Bolton per le sue spedizioni. Lo scherzo è stato pianificato nei minimi dettagli: cosa può andare storto?

Il primo ritrovamento della placca di Francis Drake

William Caldeira è l’autista di Bocqueraz, un ricchissimo direttore di banca, appassionato di storia. Il signor Bocqueraz va spesso a caccia nei boschi vicino a Marin, e mentre il padrone si diverte, Caldeira passa il tempo a cercare reperti nel bosco: punte di frecce, bossoli, pezzi di vasellame. Un bel giorno, nel 1933, mentre il padrone sta cacciando, trova qualcosa di più grande del solito: una placca di bronzo. La mostra a Bocqueraz che, nonostante la passione per la storia, non gli dà importanza e gli dice di lasciarla nel baule dell’auto.

Marin
La baia di Marin, oggi

Un mese dopo Caldeira sta pulendo la macchina, quando ritrova la placca. Visto che il padrone non gli ha dato importanza, la butta via assieme al resto della spazzatura che era in auto. In linea con gli standard ecologici del periodo, butta tutto sulla banchina della strada che passa in un bosco, a pochi chilometri dal luogo originale, senza che Erza Dane e gli altri autori dello scherzo si accorgano di niente.

Bolton spende un sacco di soldi non suoi

La placca resta sepolta nell’immondizia per i tre anni successivi. Alla fine del 1936 viene ritrovata durante una passeggiata da Beryle Shinn, un commesso. Shinn la mostra a un suo amico che studia all’università e scopre che potrebbe essere un artefatto di valore. Il suo amico gli dice che il suo professore di storia è appassionato di oggetti del genere e potrebbe analizzarlo e forse addirittura comprarlo. Il suo professore è Herbert Bolton.

È il 1937, Bolton ha ormai 67 anni, e quando si ritrova faccia a faccia con l’artefatto che ha cercato per una vita perde la freddezza. Offre 2500 dollari dell’università (circa 25-30mila euro oggi) prima ancora di fare esami per valutare l’autenticità. Shinn prende tempo e mostra il reperto ad altri collezionisti. Bolton contatta il professor Chickering, presidente della California Historical Society, per chiedergli aiuto: non possono lasciarsi sfuggire un oggetto del genere.

Chickering condivide l’entusiasmo di Bolton e i due contattano Shinn. Senza consultarsi con altri membri dell’Università o della società, offrono a Shinn 3500 dollari (oltre 40mila euro, oggi), e si assumono ogni rischio nel caso l’artefatto si riveli falso. Shinn accetta e Bolton riesce finalmente a coronare il sogno di una vita: ha la placca di Francis Drake.

Il grande annuncio

È il 1937 e George Ezra Dane ha dimenticato lo scherzone della placca di Francis Drake. Il 6 aprile riceve un invito dall’Università. Il professor Bolton ha indetto un convegno di storici dove annuncia di aver trovato la prova della prima colonia inglese in California: la placca di Francis Drake.

la falsa placca di Francis Drake
La falsa placca di Francis Drake

Ezra Dane sbianca. Al convegno sono stati invitati professori da tutto il mondo, giornalisti e editori. Ezra Dane sta facendo carriera nella Californa Historical Society, un gruppo che prende gli scherzi un po’ più male dell’ECV. Rivelare la verità, a questo punto, sarebbe una catastrofe non solo per Bolton, ma anche per lui e tutto l’ECV.

Bolton, dopo aver speso soldi dell’università senza permesso e senza alcuna garanzia nel caso il manufatto fosse falso, decide di bruciare le tappe e, fatta una brevissima analisi della scritta, decreta pubblicamente che la placca di Francis Drake è autentica al di là di ogni dubbio. La firma di George Clark, “C. G.”, viene interpretata come l’abbreviazione di Captain General, il rango di Francis Drake. Pochi giorni dopo l’annuncio si fa avanti Caldeira che racconta del suo primo ritrovamento. La sua versione e il luogo dove ha originariamente trovato la placca sembrano avvalorare la tesi dell’autenticità.

Gli indizi sulla placca di Francis Drake

George Ezra Dane non può farsi avanti e confessare. Alla fine decide che il corso d’azione migliore è far capire a Bolton che la placca è un falso e sperare che Bolton non scopra che è lui il colpevole. Nel maggio 1937 invita a una riunione dell’ECV VanderHoof, un restauratore esperto di incisioni che, nel giro di una serata, prende una placca di bronzo e crea una epigrafe in stile antico praticamente uguale a quella di Bolton. Ma il professore non si convince.

Bolton non si dà per vinto. Chiama altri amici dell’ECV e fa scrivere lettere e saggi indirizzati a Bolton, dove inserisce indizi sulla placca. Parla ad esempio, del fatto che il bronzo inglese del ‘500 non contenga zinco, mentre il bronzo moderno prodotto a San Francisco sì. Allude ad analisi con lampade ultraviolette per cercare marchiature moderne. Ma Bolton ignora tutti i suggerimenti e continua a studiare il manufatto e pubblicare articoli dove attesta la sua autenticità.

Intanto altri studiosi, non connessi con Ezra Dane, iniziano a mettere in dubbio l’autenticità della placca. Ma Bolton ha anche molti sostenitori e, in seguito a dei test effettuati da un suo amico, conferma definitivamente l’autenticità della placca di Francis Drake (in sua difesa: il test non sarebbe stato falsato, ma sarebbe stato molto superficiale e non avrebbe tenuto conto di parametri significativi).

La placca di Francis Drake viene esposta nella Bancroft Library assieme ad altri manufatti antichi. Viene fotografata e stampata sui libri storia e delle sue copie vengono presentate alla Regina d’Inghilterra.

Bancrof Library, dove è esposta la placca di Francis Drake
La Bancroft Library, a San Francisco

Lo scherzo più lungo del mondo

Ci sono situazioni talmente imbarazzanti che uno preferirebbe morire piuttosto che affrontarle. A George Ezra Dane va esattamente così, e muore nel 1941. Negli anni successivi muoiono anche gli altri perpetratori dello scherzo e, nel 1953, anche la vittima, Herbert Bolton. Ironicamente, una delle grandi citazioni per cui è ricordato è: “Una confessione, senza pentimento, è solo vanteria.”

Dopo la morte di Bolton, l’unico rimasto in vita è Lorenz Noll, uno dei complici di Ezra Dane. Noll, tutto sommato, rimane un appassionato di storia, e gli sembra brutto che la verità resti nascosta. Visto che Bolton ed Ezra Dane ormai sono morti e non c’è rischio di offenderli, inizia a raccontare dello scherzo ai suoi parenti e ai suoi amici appassionati di storia. Nel 1954 il Pony Express, un quotidiano californiano, pubblica la confessione di Noll. Ma la storia della placca di Francis Drake non finisce qui.

L’Università di San Francisco e la Bancroft Library non sono molto ben disposte ad ammettere di essersi sbagliate, e la confessione viene presa come falsa.

Ma nel 1974 vengono effettuate analisi molto approfondite da parte di professori esterni. Quattro anni dopo vengono pubblicati i risultati: la placca di bronzo è stata chiaramente fabbricata nel ventesimo secolo ed è un falso. Ulteriori indagini confermano finalmente la versione di Noll e viene a galla che è stato tutto uno scherzo.

copia della placca di Francis Drake
Copia della falsa placca di Francis Drake

Ancora oggi esistono una manciata di studiosi appassionati di Francis Drake che non credono allo scherzo e pensano che la placca sia autentica, anche se, stando alle loro pubblicazioni, sembrano associazioni molto meno serie e professionali addirittura dell’ECV, con tutto ciò che ne consegue

La fine della placca di Francis Drake

A costo di sembrare superficiale, credo che alla fine George Ezra Dane avesse ragione: questo è uno degli scherzi più divertenti che abbia mai sentito. Il fatto che si sia ritorto contro i perpetratori e li abbia messi sulle spine riesce solo ad aggiungere valore comico a questa impresa balorda. L’unica nota di tristezza è il fatto che Ezra Dane e i suoi complici, messi alle strette, non abbiano optato per cercare di rubare la placca per poi farsi scoprire (i professori, di solito, non sono grandi rapinatori).

Ma non è ancora detto. Perché la placca è ancora esposta alla Bancroft Library (e in parecchi musei durante varie esposizioni) come esempio di falso storico. Forse un giorno, un rapinatore molto creativo, fabbricherà una falsa falsa Placca di Drake e la sostituirà alla placca falsa vera in un colpo alla Ocean’s Eleven.

E la vera Placca di Francis Drake? Ricerche più moderne nell’area hanno riscontrato che il probabile luogo d’approdo sarebbe stato eroso via dalle onde nel corso dei secoli. La placca di Francis Drake sarebbe sepolta sott’acqua nella baia di San Francisco. Tolte incredibili botte di culo, quindi, dovremo accontentarci del falso.

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