Non studiare! Scrittura, gatekeeping e worldbuilding

Vuoi inventare un mondo per il tuo romanzo fantasy, ma hai fretta? Salta i passaggi inutili: non studiare!

Non studiare(ASTERISCO!)

Ok, scopro subito le carte: il titolo è un mezzo click-bait. Questo blog contiene un sacco di articoli di scrittura e worldbuilding e non vi sto invitando a smetterla di leggerli. Ma il consiglio “non studiare!” contiene un’inaspettata dose di verità.

Partiamo dal presupposto che si può studiare in modi diversi, con approcci diversi e in momenti diversi. E, con un numero sufficiente di scelte sbagliate, ci si può trovare a studiare in un modo che produce più danni dell’alternativa.

E poi, se per qualche ragione hai fretta di inventare un mondo e non vuoi investire tempo a documentarti e studiare la storia o le opere che si svolgono in un mondo più o meno simile al tuo, ci sono dei metodi di lavoro che possono aiutarti. Il discorso è un po’ diverso se parliamo della tecnica (come scrivere, invece di cosa scrivere), ma andiamo con ordine.

Prima di tutto chiediamoci: perché studiare?

Perché studiare?

Se vogliamo scrivere un libro o inventare un mondo fantasy, perché studiare? Perché imparare come funzionava la panificazione nel tredicesimo secolo, o la vita nel mare dei Caraibi durante l’età della pirateria, o i giri di scommesse sportive tra i delinquenti di fine ‘800? Qual è lo scopo?

Ci sono un sacco di storie fighissime e famosissime che si svolgono in epoche simili e non si sono mai poste questi problemi! Perché dovrei pormeli io?

La risposta è la stessa che ho già dato in molti miei post. Perché sennò la polizia della scrittura ti arresta e ti porta un gulag in Siberia dove non rivedrai più la tua famiglia… ehm, volevo dire: perché affrontare questi problemi e rispondere alle domande pallose che fanno emergere, ti dà modo di inventare risposte divertenti, interessanti e originali.

In pratica lo studio dà dei vantaggi aggiuntivi alla tua creatività. Ma magari, anche senza questi bonus, puoi scrivere una bella storia lo stesso.

Rielaborazioni e fotocopie

C’è un altro motivo, che ho già citato un paio di volte. Se la tua storia parla di situazioni al di fuori dell’ordinario, averne una solida conoscenza ti permette di dare un’esperienza mai vissuta prima al lettore ordinario (che non conosce la materia) e di catturare comunque i lettori che invece ci hanno sbattuto il muso in prima persona.

Fondamentalmente, studiare ti permette di creare una versione più figa del mondo reale, invece di una triste imitazione verbale di un film o di un videogioco.

non studiare - fotocopiatrice
Questa è una fotocopiatrice. Puoi creare opere migliori di lei.

Ma, a ben vedere, la frase qui sopra contiene un errore. Non è studiare che ti permette di modificare aspetti del mondo reale e renderli più fighi. È conoscerli bene. E studiare è solo uno dei metodi per acquisire nuove conoscenze. Questo senza contare che le tue conoscenze pregresse possono essere una miniera d’oro, se sai cercare bene.

Ci sono un sacco di ragioni, invece, per cui studiare è assolutamente inutile. Le vedremo a fine articolo. Ora mettiamo le mani in pasta.

Come non studiare

È pieno di tizi che dicono “scrivi ciò che conosci”. E se vuoi scrivere fantasy o fantascienza questo può sembrare un controsenso: come faccio a conoscere la magia, gli alieni e gli gnomi, se non esistono?

Il consiglio in realtà è valido, ma è poco chiaro e avrebbe bisogno di un asterisco con nota. Vuoi scrivere una storia di alieni magici contro gli gnomi, tutte cose che non conosci. Ma cosa fanno in questa storia? Uno gnomo con un lavoro noioso al supermercato degli gnomi viene rapito dagli alieni? Gli alieni magici combattono contro gnomi tecnologici da decenni, ma uno gnomo e un’aliena si innamorano? Un alieno si è trasferito nella città degli gnomi dove insegna magia, quando il Mussolini gnomo emette leggi razziali contro gli alieni costringendolo a fuggire per salvarsi?

Magari non sei mai stato rapito, non hai mai partecipato a una guerra né sei fuggito da un regime totalitario. Ma forse hai lavorato in un supermercato, ti sei innamorato di qualcuno o hai insegnato o svolto qualunque lavoro in un posto nuovo.

Hai delle conoscenze dirette di alcuni aspetti della vita dei tuoi personaggi. Ora devi lavorare di creatività e far emergere tu le domande noiose (che farebbe emergere lo studio di nuovi argomenti). Come cambierebbe il lavoro di un magazziniere se fosse alto solo 40 centimetri? E una storia d’amore se il tuo partner avesse poteri sovrannaturali? Come cambierebbe la didattica a distanza se la materia insegnata fosse la magia?

Cerca di connettere le risposte ad altri aspetti della vita reale che conosci bene, sviluppandoli magari in modo sovrannaturale o fantatecnologico.

Come scrivere di cose che non conosci

Come ha detto una volta un tizio molto sveglio, per il lettore non c’è nessuna differenza se affronti un problema o lo aggiri completamente.

Magari nella tua storia, l’immigrato gnomo nel pianeta degli alieni magici non riesce a trovare lavoro e inizia a spacciare fatine (se le sbricioli e le mescoli col tabacco, e poi le fumi sballano tantissimo, a quanto pare). I carabinieri alieni lo beccano, lui fugge, ma loro lo acchiappano.

C’è un problema: non hai idea di come funzioni un arresto.

Ti leggono i tuoi diritti come i poliziotti dei film americani? Ti menano e ti sbattono in galera? Puoi fare una telefonata o parlare con un avvocato o devi aspettare? Quanto? Conviene parlare con i poliziotti o stare zitti? (Ok, questa immagino che la sappiate già, se non siete tonti: state zitti, per l’amor di Dio!)

non studiare - trappole
Forse è così che che i carabinieri arrestano i criminali?

Avevi previsto di spendere un intero capitolo sull’arresto, prima che lo gnomo venisse sbattuto in carcere dove conoscerà l’antagonista… Cosa fare allora?

Il metodo dei campioni

Ci sono tre soluzioni, ma solo una è giusta.

Scrivere il capitolo imitando i tuoi film e videogiochi preferiti, riempiendo i vuoti con quello che ti sembra più utile per la scena.

Cercare online informazioni sull’argomento, individuare un buon manuale e studiarlo per capire come costruire la scena.

Saltare il capitolo dell’arresto e passare direttamente al capitolo dove lo gnomo è in carcere.

La risposta giusta è la 3. È l’unica che ti permette davvero di riuscire nel tuo scopo (scrivere una storia bella e originale, non la fotocopia della fotocopia di un’opera altrui) senza perdere tempo con obiettivi secondari (capire bene come funziona un arresto nella realtà).

Senza contare che, seguendo per bene il processo della risposta 2, oltre a spendere moltissimo tempo, corri il rischio di spararti in un piede. Magari scopri che gli arresti non funzionano come pensavi. Che dall’arresto, al processo, alla condanna in carcere passa anche moltissimo tempo per reati minori. Ora c’è una nuova galassia di problemi e forse devi riscrivere la storia da capo per renderla coerente a un capitolo che non sapevi scrivere e che non ti serviva davvero.

Invece, nel caso della risposta 1, hai mezza possibilità di riuscire a tirare su qualcosa di semi decente. Se la scena è breve e non si concentra troppo su aspetti tecnici, i lettori non avvezzi all’argomento (la maggior parte) non avranno problemi. Quelli un po’ più competenti sì. Anche se probabilmente, scegliendo questa via, la scena sarà solo la pallida imitazione di un cliché realizzato da qualcuno che è più famoso di te. E il pubblico difficilmente sceglierà te.

Se invece salti la scena non si arrabbierà nessuno, sfoltirai la tua storia dalle parti più banali e, come bonus extra, lavorerai meno per ottenere lo stesso risultato.

C’è una sola risposta giusta: la numero 3.

La risposta 4

Ma, ad essere onesti, c’è anche una quarta possibilità. In molte storie è impossibile utilizzarla, ma nel fantasy e nella fantascienza è abbastanza frequente. Usare il worldbuilding e stravolgere completamente una pratica del nostro mondo.

Se gli alieni, grazie alla loro magia, possono leggere la mente degli esseri inferiori (come gli gnomi) le operazioni di indagine e di polizia (almeno quelle nei confronti degli gnomi) potrebbero essere così radicalmente diverse dalle nostre da non essere più riconoscibili.

Ma, come abbiamo già visto, seguire un metodo del genere genererà subito un sacco di domande da rompiballe. E se non la voglia o il tempo di rispondere a queste domande, forse questo non è il metodo giusto per affrontare un singolo capitolo.

In linea di massima, questo metodo funziona se stravolgiamo la realtà mescolandola con aspetti inaspettati, solo quando conosciamo bene questi aspetti (se vuoi che, per lanciare magie, bisogna andare all’inferno e convincere il diavolo a soddisfare la tua richiesta come un avvocato che cerca di convincere un giudice, usando precedenti legali, giurisprudenza ultraterrena e minchiate simili, forse è bene che tu abbia quantomeno un’infarinatura di legge) (ma se sei molto esperto è anche meglio).

Quindi, sì: è possibile seguire questo quarto metodo, ma solo ad alcune condizioni e quando il tempo che prevedi di investire sulle operazioni di worldbuilding non ti distoglierà dalla scrittura della tua storia.

Come studiare?

Studiare, se non c’è un prof che deve valutarti alla fine, può essere divertente e rilassante. Soprattutto se studi un argomento che ti affascina.

Quando decidi di farlo, quindi assicurati che la materia ti piaccia. Non dirti puttanate tipo “Non mi piace molto, ma mi serve per la storia che voglio scrivere”. Se la materia non ti piace, è evidente che non vuoi scrivere una storia sull’argomento.

Scrivere è un’attività poco redditizia e che i dà eventualmente risultati solo sul lungo termine. Cerca di fare in modo che ti diverta, se non vuoi mollare a metà strada.

Detto questo, cerca di studiare con meno preconcetti e obiettivi possibile. Avere dei bias ti farà perdere informazioni eccezionali e ti farà concentrare sulla ricerca di dettagli che forse neanche esistono (il consiglio è doppiamente valido se vuoi scrivere articoli di saggistica).

Acquisite abbastanza informazioni, puoi iniziare a valutare la loro validità. In ogni argomento che studierai, molti libri e molti articoli conterranno stronzate o informazioni inesatte. È inevitabile.

Ma se non stai facendo saggistica, hai un vantaggio: se le informazioni sbagliate sono abbastanza coerenti e credibili, possono comunque funzionare come base per essere stravolte o modificate in modo fantasy.

E questo ci porta al punto più importante. Oltre a valutare la qualità dei libri che hai studiato, dovrai metterli in relazione alle storie che ti piacciono. Quali aspetti dell’argomento sono fighissimi, si adattano perfettamente al genere che vuoi scrivere, e non si vedono quasi mai nelle opere più famose degli ultimi anni.

Falsi soldi falsi

Victor Lustig, il truffatore di inizio ‘900 che ha venduto la torre Eiffel a un pollo, in alcune opere, viene definito l’inventore della scatola rumena. Una finta macchina complicata in grado di clonare le banconote, replicando inchiostro, filigrana e numero di serie. Non delle banconote false: delle banconote clonate. Che ovviamente venivano inserite nella macchina da Lustig, grazie alla sue abilità da prestigiatore.

macchina dei soldi di victor lustig
Riproduzione di una macchina dei soldi di Lustig

Lustig vendeva le sue macchine a criminali, poliziotti e ricchi idioti in cambio di bei soldi. E non ha inventato questa macchina, dato che ci sono testimonianze di truffe simili, in Inghilterra, almeno 200 anni prima.

Ma l’informazione è figa, mi affascina e va bene lo stesso. Mi piace l’idea di uno stregone, in un mondo magico, in grado di clonare i cristalli di mana, i frammenti della chiave di ankh, i midiclorian o qualunque cazzata sia all’origine della magia. E ovviamente è un finto stregone che cerca di truffare altri maghi in colpi al limite dell’autolesionismo.

Così abbiamo già lo spunto per una storia. E continuando a scavare tra le fonti che parlano di Lustig o di truffe simili, possiamo trovare ancora più dettagli interessanti, sia per il worldbuilding, che per la trama e i personaggi.

Raccogliete informazioni seguendo solo il vostro gusto e la loro qualità. Trasformarle in qualcosa di utile alla produzione di opere è un passo successivo. Se lo usate come come guida, perderete un sacco di tempo e informazioni utili. Quelle che parlano di argomenti che vi piacciono, che ritenete degni di una vostra storia.

Usa quello che studi

Farsi domande sulla qualità delle nostre fonti e valutare quali aspetti ci sembrano adatti ad essere trasformati in roba fantasy o dinamiche drammatiche ha un altro enorme vantaggio.

Perché, quando studiamo, spesso è una buona idea non limitarci a studiare (dico spesso perché alcune persone potrebbero essersi abituate a studiare esclusivamente leggendo. Statisticamente è improbabile che voi siate così. In ogni caso leggete questi consigli e provate ad applicarli: nel caso si rivelino inutili avrete perso una manciata di minuti).

Dicevamo: quando studiamo non limitiamoci a studiare. Anche solo sottolineare (e rileggere) le parti più fighe del libro di storia, cercare su google i nomi di tizi importanti per trovare foto o ritratti, o farsi una lista dei libri letti, vi aiuterà a fissare nella memoria i concetti più interessanti.

Alcune persone amano prendere appunti e fare schemi riassunti. Utile se poi volete che vi interrogo e vi metto un bel voto. Ma se il vostro obiettivo è scrivere, tenetelo a mente quando fate attività di studio complesse come questa.

Usalo per scrivere

Un riassunto può essere sostituito dai passi principali dell’arco di trasformazione di un personaggio, mentre provate ad applicarli alla vita di Carlo V, di Louis Pasteur, o di fra’ Salimbene da Parma (o a quelche momento delle loro vite). O magari volete fare dei dialoghi sprintosi, ma intrisi di cultura antica e iniziate a segnarvi tutte le battute che vi hanno ridere pronunciate da autori e personaggi delpassato.

O magari sei un disegnatore che sta leggendo il mio blog di crimine e scrittura solo per cazzeggiare: anche tu, quando studi, allenati a fare schizzi dei personaggi più interessanti o degli eventi più notevoli o buffi.

Te ne ricorderai ancora a distanza di anni, quando i dettagli minori del libro che hai studiato sono andati perduti.

E, se hai davvero fretta di imparare, assicurati di studiare su manuali o articoli che mettono a disposizione esercizi ed esempi per fissare i concetti e capire come applicarli fuori dalla nostra comfort-zone. Un po’ come gli articoli di worldbuilding e scrittura che potete trovare gratuitamente su questo blog.

Perché non studiare

Abbiamo visto i motivi per cui studiare, e come raggiungerli studiando o evitando di farlo. Ma, quando vogliamo scrivere una storia, a volte ci mettiamo a studiare per motivi assurdi, che non ci aiuteranno a migliorare e hanno l’unico effetto di ostacolare la nostra scrittura e, nei casi più gravi, farci crollare e abbandonare la nostra storia.

Ovviamente, questo genere di comportamenti autolesionisti arriva in mille modi diversi, e dato che non sono uno psichiatra, non li affronteremo tutti. Ma vedremo due dei più frequenti e come evitarli per non togliere tempo alla nostra scrittura.

Il primo motivo per cui non studiare lo abbiamo già visto. Ci siamo “chiusi” in un angolo in cui siamo costretti a fare una scena di cui non abbiamo idea. E invece di fare la cosa giusta, e non scriverla, decidiamo di iniziare a studiare fisica, diritto marittimo, e manutenzione di armi da fuoco del 17° secolo.

non studiare - armi da fuoco
Il problema principale delle armi da fuoco del 17° secolo è che non so un accidente sulle armi da fuoco del 17° secolo…

Queste cose vanno studiate SOLO se ti interessano, e PRIMA di scrivere una storia sull’argomento.

Gatekeeping

Un altro motivo per cui non studiare è soddisfare gli altri. Ultimamente si parla spesso di gatekeeping, ma in un’accezione molto particolare.

Non si intende più il processo di filtrare le informazioni portato avanti dai media o dalle autorità (vietato parlare di questo e quello!). Ma il fatto che sui social alcune persone affermano che per essere veri appassionati di star wars devi conoscere determinati prodotti di nicchia, o per essere un vero appassionato di super eroi devi leggere anche i fumetti e non limitarti ai film, e cose del genere.

gandalf
Tu… non sei… UN VERO FAAAAN!!

Va da sé che, se tenete molto alla stima di queste persone, dovreste cercare di studiare e conoscere le opere che indicano. In caso contrario, invece, dovreste studiare solo quello che serve alla vostra scrittura: ovvero ciò che vi piace.

Non mettetevi le manette da soli cercando di soddisfare i desideri di altre persone, o di fare puttanate simili che non hanno direttamente a che vedere con la vostra scrittura.

Studio e tecnica

A questo punto mi piacerebbe scrivere “Fanculo lo studio! Studiate solo quello che vi piace e al momento giusto” e chiudere l’articolo. Ma non sempre possiamo fare solo quello che ci piace.

Perché, fino adesso, abbiamo visto come studiare e non studiare argomenti che ci aiutano a creare storie e inventare mondi, personaggi ed eventi interessanti e originali.

Ma, a meno che non mi leggi da un futuro in cui hanno inventato la telepatia, e basta pensare a una bella storia per creare arte, purtroppo queste belle idee andranno trasferite su qualche medium, romanzo, cartone animato, videogioco, o spettacolo teatrale che sia.

E i media hanno degli aspetti tecnici che occorre padroneggiare per esprimerci al meglio ed evitare di dare istinti suicidi al povero pubblico.

Se non sai disegnare, animare, comporre musica e doppiare, o trovi qualcuno che lo fa al posto tuo, o non potrai mai fare un cartone animato. Storia simile per videogiochi, fumetti, musical e tutto il resto.

Certo, se stai scrivendo un romanzo, hai un mezzo “vantaggio” (lo virgoletto perché come vedremo è solo un vantaggio apparente). La scrittura, tra tutte le arti, è quella che ha componenti tecniche che saltano meno all’occhio.

Tecnica evidente e invisibile

Distinguere un musicista decente da uno che sbaglia tutti gli accordi e va fuori tempo non richiede quasi nessuna competenza musicale e chiunque può accorgersene ascoltandolo per qualche secondo. Idem per il disegno, i videogiochi, l’architettura e tutte quelle arti dove la componente tecnica è evidente, sotto gli occhi di tutti, comprese persone poco competenti in materia.

Per distinguere un romanzo decente da uno di merda, invece, ci vuole più di qualche secondo di solito. Certo, un lettore ben preparato può distinguere uno stile buono da uno schifoso nel giro di poche righe, ma anche un brano scritto di merda potrebbe raccontare una buona storia.

Questo porta molti autori a dubitare se valga la pena di studiare le tecniche di scrittura (anche se di solito sarebbero d’accordo sul fatto che un architetto dovrebbe conoscere le basi dell’architettura prima di progettare un museo o una scuola).

non studiare c++
Videogioco creato da un tizio che non sa nulla di programmazione

Se sei su questo sito, ci sono buone possibilità che tu sia abbastanza sveglio da aver capito che non è così. Il linguaggio (scritto o parlato) è uno strumento alla pari di una matita, un violino o un software di montaggio. Padroneggiare il suo funzionamento non significa imporsi delle regole che ci vietano di fare delle cose. Significa aumentare di molto la propria di gamma di azioni possibili e poter esprimere con più forza quello che ci pare.

Come non studiare la tecnica

Ok, studiare la tecnica, quindi, è molto utile. Ma è pur sempre un’operazione di studio, e ci sono modi buoni e meno buoni per eseguirla.

Uno dei modi peggiori per studiare la tecnica, è aspettarsi che questo sia un qualcosa da rispettare a priori e che ci dà diritto di scassare i coglioni a chi non la sa padroneggiare (o almeno che ci sembra così). Forse gli autori sono ipersensibili, forse chi conosce la tecnica diventa antipatico, ma non ho mai visto un autore di merda, dopo venir preso a insulti da un critico anche molto competente, che si batte la mano sulla fronte e ammette “Accidenti! Hai ragione: ora vado a riscrivere tutto!”

Senza contare che demolire un libro altrui o addirittura riuscire nell’improbabile impresa di far ravvedere un autore di merda non ci avvicina di un millimetro al nostro obiettivo: scrivere una storia interessante e originale.

La padronanza della tecnica va usata in modo rigido verso le tue opere (o se sei un editor verso quelle dei tuoi autori), non verso sconosciuti che non hanno espressamente richiesto il tuo aiuto. Fare così è come se uno psichiatra girasse con un fucile a siringhe carico di psicofarmaci e sparasse a chiunque dia dei segni di squilibrio o instabilità. Non proprio una grande idea.

Come rovinarsi la scrittura studiando

Un altro modo geniale per trasformare lo studio della tecnica in uno svantaggio è usarla per renderti miserabile e demolire ogni tua idea. Ad alcune persone viene molto facile avere poca fiducia nei propri progetti e nelle proprie opere. E la tecnica, se usata nel modo sbagliato, invece di fugare i dubbi, aumenta questa propensione.

Perché ti dà mezzi per dare legittimità e autorevolezza alle tue critiche demolitrici.

Il consiglio breve è “non farlo”, ma capisco che se bastasse questo avresti già smesso, probabilmente. Per evitarlo ci sono molti modi. Vediamone alcuni interamente inerenti alla scrittura (se hai molti dubbi nella vita, in generale, questi consigli potrebbero essere inutili per insicurezze non strettamente legate alle tue storie. Come ho già detto, non sono uno psichiatra e, se lo fossi, probabilmente sarei uno di quelli pazzi col fucile spara-psicofarmaci, di cui sopra).

Primo consiglio: ricorda che l’autorevolezza è universale. Certo: le tue critiche sono legittimate dall’autorevolezza che hai acquisito studiando la tecnica. Ma questa stessa autorevolezza può essere usata per legittimare le tue creazioni, se le dai retta.

Per poterlo fare devi padroneggiare davvero gli aspetti base e allenarti a distinguere quando stai criticando una tua idea perché contiene dei difetti, o la stai insultando senza ragione, utilizzando parole tecniche per darti credibilità.

Come evitarlo

Secondo consiglio: il rompiballe, gatekeeper, demolitore di idee che vive nel tuo cervello e distrugge i tuoi sogni, in realtà è tuo amico! O almeno è un tipetto molto servizievole se lo metti al posto giusto (NON al timone!).

Quando hai bisogno di trovare idee, ti consiglio di seguire il metodo PRO che indico in questo post. Come vedrai, perché questo metodo vada a buon fine, avere un rompicoglioni isterico che ama distruggere i tuoi progetti, non solo è utile, ma è indispensabile. Tanto più spietato è il rompiballe, tanto più solide saranno le tue idee alla fine (e tanto più gustoso sarà ignorare le sue critiche quando non sono giustificate al 100%).

Ultimo consiglio: accetta il fatto che, nonostante tutto, l’opera che hai fatto potrebbe davvero fare schifo. Non morirai per questo, non verranno le SS a darti la caccia, o robe del genere.

Alcune persona dicono di non affezionarti alle opere per non soffrire in caso di fallimento. Io ti dico: affezionatici, ma accetta la possibilità del fallimento. Allenati a farlo con una cosa stupidina e tutto sommato inutile come i libri, perché un atteggiamento del genere può essere utile anche in aspetti un po’ più rilevanti nella vita.

Come studiare la tecnica senza farsi male

Uao, siamo caduti decisamente nel filosofico. Torniamo coi piedi per terra e vediamo come studiare la tecnica.

Come avrete già intuito, i consigli su come studiare gli argomenti che ci piacciono valgono anche qui.

Sarò breve perché non voglio aprire un’altra parentesi esistenziale, ma prima di tutto: vi piace studiare narratologia, tecniche narrative e stilistica? Perché se la risposta è no, ma magari vi entusiasma studiare teoria del colore e anatomia, forse il vostro destino è diventare un disegnatore invece di uno scrittore.

Secondo: mente aperta e preconcetti in panchina. Se studiate la tecnica potreste imbattervi in concetti che vi sembrano anti-intuitivi, o addirittura all’opposto di quello che sapete già. Come sempre, valutate l’affidabilità delle vostre fonti confrontandole con altre e con i risultati che avete ottenuto seguendole.

Ma non date per scontato che siano sbagliate. Magari si riferiscono a casi particolari, o magari dicono le stesse cose che conoscete già, ma in un modo astruso (almeno per voi).

E ovviamente, applicate quello che studiate. Con la tecnica è ancora più facile che con gli altri argomenti: potete mettere in pratica quello che sapete ogni volta che scrivete narrativa. Senza applicare le tecniche le dimenticherete, o peggio inizierete a usarle per rompere i coglioni agli altri e spararvi al piede quando avete un’idea. Mettete la tecnica a lavorare al suo posto e non fatela gironzolare dove non le compete.

Dove studiare

Se volete studiare la tecnica, i miei articoli e video su worldbuilding e scrittura sono il posto migliore da cui iniziare. E se li seguite con serietà, non avrete scampo: sarete costretti a imparare molti principi base preziosissimi e vedrete la loro validità applicandoli negli esercizi allegati.

Per studiare argomenti che vi affascinano, invece, c’è molta più scelta (ma se vi piace la storia del crimine, di nuovo, il mio blog è il punto di partenza migliore). Video su youtube e articoli di wikipedia sono ottimi inizi, soprattutto se riportano le fonti. Fonti che, magari, potete trovare in biblioteca. O da qualche altra parte…

Anche in questo caso non ponetevi limiti inutili: se non riuscite a trovare un testo che vi sembra fondamentale, pazienza. Leggetene altri, aggirate il problema. Lo studio e la conoscenza sono mezzi, la scrittura è il fine. Non fate le cose al contrario.

Lascia un commento